Portami dove sei nata by Scorranese Roberta

Portami dove sei nata by Scorranese Roberta

autore:Scorranese Roberta
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2019-03-25T16:00:00+00:00


ALTRI TERREMOTI

Valle San Giovanni, 1960

Quella primavera era fiorita tardi e con una violenza che aveva lasciato tutti un poco storditi. Se fino a qualche settimana prima i petali dei ciliegi sembravano destinati a una pigra dissipazione, all’improvviso si erano trasformati in frutta color carminio. I fichi pendevano grassi dai rami, così le pere si annunciavano piene e dolcissime. C’era un’aria profumata ma tersa, giovane. Ogni cosa richiamava una possibilità o un’occasione fertile. Sembrava che i templi delle divinità pagane, sepolti sotto le numerose chiesette della vallata, smuovessero la terra provocando una leggera scossa carnale. Il piccolo roseto di casa Scorranese splendeva di un colore infantile e si era arrivati al 20 di giugno che i rami delle ginestre erano in piena fioritura, pronti per la raccolta. Nonna Chiarina uscì sulla strada sotto casa con una grossa canestra colma di petali gialli. Accanto aveva già disposto un altro secchio con rose color pesca chiara. Vide Teresa, la mamma di Giacomino, china sulla sua canestra e sul lato opposto della strada. La salutò.

“Commà, buongiorno, ci tocca pure quest’anno, eh?”

“Eh, commara Chiarì, buongiorno, sia fatta la volontà di Dio.”

Come ogni anno, per l’infiorata del Corpus Domini, ogni madre di famiglia vestiva il proprio tratto di strada di giallo e rosa. Ai lati, due file di petali di rose rifiorenti, color carne. Al centro, una cascata di fiori di ginestra, un giallo intenso e già profondo, tanto che alla fine l’effetto era quello di un fiume dorato tra due sottili sponde rosa pallido. Cominciò nonna Chiarina, che disponeva i petali con le mani piccole e rese callose dal bucato al lavatoio e dalla zappa. Poi scese pure Ginetta, che i petali li raccoglieva la mattina stessa, poco prima della processione, e li metteva sempre dentro una canestrella delicata, rivestita di carta, per non sciuparne la delicatezza. Elisa si unì più tardi, suscitando la curiosità di tutte perché le sue erano le rose più belle del vicinato. Quelle donne piccole e scure, colte nell’attimo di seminare fiori, sembravano tante dee contadine intente a distribuire la bellezza in un mondo primordiale, ancora tutto da inventare.

E a poco a poco la strada che conduceva al centro di Valle si era abbigliata a festa, con la sua infiorata vivace. Restava un piccolo tratto scoperto al centro, per lasciare passare i mezzi come i carretti e le macchine agricole, o le poche automobili che circolavano in paese nel ’60. E le donne stavano giusto sistemando gli ultimi petali quando da lontano si avvertì il brontolio di un motore. Nonna si fermò. Ascoltò, mentre le altre donne fingevano indifferenza, continuando l’addobbo per la processione. “Gesummaria, sì, è lui,” pensò nonna Chiarina vedendo la 1400 verde scuro che stava arrivando. La vettura era uno dei pochissimi taxi circolanti a Teramo in quel periodo e se uno di quelli arrivava a Valle, voleva dire una cosa sola: nonno Peppe stava rincasando. Il taxi si fermò poco prima della casa, dove la strada non era ancora stata infiorata. Dai finestrini scuri si indovinava



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